Così è nato il volo al Monte Cucco

di Tino Venturi

Sono passati più di 40 anni, tanti amici che c’erano allora se ne sono andati e quelli rimasti (parlo per me) iniziano ad avere la memoria annebbiata. Mi pare possa essere una storia interessante per gli appassionati del volo, e prima che la nebbia della mente abbia il sopravvento, proverò a ricordare come è nato il volo libero a Monte Cucco.

Eravamo un piccolo gruppo di vololiberisti della zona di Rimini, Riccione e Gabicce. Ci chiamavamo Delta Club “Nadia Cassini”. In un momento in cui proliferavano i “Gabbiani”, le “Aquile”, i “Falchi”, pensammo di sdrammatizzare un po’ scegliendo il nome di una vistosa soubrette televisiva dell’epoca. Non c’entrava un cavolo col volo, ma ci trovava tutti d’accordo. I nostri “spot” abituali erano il monte Nerone, la Carpegna e la costa tra Gabicce e Pesaro. Le nostre ali, spero di ricordare bene, erano Atlas (il Barba ed Antonello), Gryphon (Lello), Maxi Choucas (io) Olympus (Livio). Al tempo ci sentivamo molto “avanti”, avevamo ormai superato indenni l’era dei Rogallo che andavano in drappo e dei seggiolini di legno e corda: ora avevamo pure il paracadute!

Era il 1979, mi pare fosse ormai autunno, avevamo fatto una spedizione a Campello sul Clitunno, tutti in una macchina con mio padre in veste di recuperatore. Qui era in programma una specie di raduno per aquiloni (così si usava chiamare i delta allora), ma un forte vento da sud aveva obbligato l’organizzatore ad annullare l’evento.

Sulla strada del ritorno, la via Flaminia, alquanto demoralizzati e con una gran fame di volo, tra Sigillo e Costacciaro guardiamo a destra e vediamo un bel monte, alto e con la cima tutta a prato. A sinistra campi dappertutto, senza ostacoli. La giornata è ormai persa, decidiamo di indagare.
Chiediamo informazioni ad alcuni locali. Esistono due strade per salire al monte: una sterrata da Costacciaro, una asfaltata da Sigillo. Puntiamo alla seconda. Dietro front, a Sigillo chiediamo indicazioni e troviamo la strada giusta. Mentre saliamo crediamo di sognare: il Posto – Perfetto – Per – Volare!

In decollo a Gabicce con il Manta Fledge

La strada finisce, non siamo proprio in cima al monte, ma va bene lo stesso. Scesi dalla macchina un vento a 40 all’ora ci accoglie, ma tutto il resto pare perfetto: amplissimo prato in piano per montare i delta, pendenza via via crescente per decollare, enorme pianura a portata di planata davanti, ed una comoda e veloce strada per arrivarci. Naturalmente quel giorno niente volo, ma già eravamo più che soddisfatti. Dopo una buona mezz’ora passata a fantasticare, simulando decolli con le giacche aperte gonfiate dal vento, decidiamo di scendere a valle per individuare una buona zona per atterrare. Un campo a Villa Scirca ci pare perfetto. Tutto annotato, via a casa.

Il fine settimana successivo naturalmente partiamo per la “conquista”. La meteo non è male, cielo grigio e freddo, ma niente pioggia e vento sui 20-25 km/h in decollo, bello diritto da Sud Ovest.

Valutando il vento in decollo al Cucco

Apriamo i nostri delta e li lasciamo piatti a terra. Non conosciamo il posto e non siamo ancora abituati a volare con venti del genere. Titubiamo. Serve qualcuno che rompa il ghiaccio, una “cavia sacrificale”. Decidiamo che la cavia sarà Tonino, detto “il Barba”, visto che si dimostra sempre spavaldo e senza paura.
Delta controllato, imbragato, moschettone chiuso, in due gli teniamo i cavi laterali per accompagnarlo al punto di decollo. Arriva il comando del Barba: “molla!”, noi molliamo e lui è già in volo e sale, sale, sale…

Io penso (ma credo anche gli altri): “Boh, sarà…!” Il Barba sale molto ed avanza poco. Accenna un paio di virate di qua e di là, poi punta la valle e piano piano guadagna la verticale dell’atterraggio. Qui inizia una lenta discesa, apparentemente tranquilla.

A quel punto, ringalluzziti ed esaltati, tutti ai delta e via a replicare il volo del Barba. All’atterraggio entusiasmo nostro e curiosità degli “spettatori” accorsi. Graziano, vigile comunale di Costacciaro ed Angelo (detto Aronne), consigliere comunale di Sigillo, ci tempestano di domande, ci chiedono se e quando ripeteremo “l’impresa”. Ma soprattutto Umberto e Luigi, due fratelli che abitano a 200 metri da lì, ci riservano una accoglienza incredibile. Scopriamo che hanno una grande passione per il delta, che hanno in cantina un vecchio Rogallo autocostruito col quale hanno provato a fare qualche salto in campetto.

Polaris “FR Stellare”

Noi, stranieri, siamo arrivati ed abbiamo realizzato il loro sogno! Ci portano a casa loro, dove conosciamo i genitori: Cesare e la Menchina. Ci accolgono come parenti, con una gentilezza e generosità imbarazzanti. Cesare ci porta nella cantina, colma di bottiglie di vino e salami appesi, tutto “de casa”, stappa di qua, affetta di là, mentre la Menchina prepara le tagliatelle. Insomma, giornata memorabile! Torniamo a casa la sera pieni di volo, discorsi, tagliatelle e vino. Soprattutto nuovi amici a Villa Scirca, e tra questi un ragazzetto, Danilo, che oggi vola con noi in minimale (verremo poi a sapere che l’anno prima alcuni tedeschi avevano volato dal Cucco versante nord, verso Vallina. Ma non vale! Il Cucco vero è questo, il nostro).

L’Avv. Baracca si complimeta per l’organizzazione del C. Italiano

Da qui poi è partito tutto. E non saprei dire se più per merito del monte o della gente che vi abita sotto!
I Comuni di Sigillo e Costacciaro ci chiesero di organizzare manifestazioni di volo (Trofeo Monte Cucco, poi il primo Campionato Italiano di Volo Libero sotto l’egida di AeCI nel 1982, primo di una lunga serie) per ravvivare un poco l’ambiente locale. Immaginatevi il Presidente dell’AeCI di allora, Avv. Francesco Baracca (nipote di…), co-organizzatore del Campionato Italiano insieme al Delta Club “Nadia Cassini”! Ci siamo fatti certe risate (noi, loro no)!

L’anno seguente mi contatta Doi Malingri, che sta cercando “esperti istruttori” (!), e così parte Flying 79, scuola di volo a Valdichiascio. Poi nel 1983 con Doi, Lello, Piero e Valerio (l’unico non volante) fondiamo la Polaris a Costacciaro.

 

Ma questa è un’altra storia.

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