Indecisione: sostantivo femminile

Un altro anno è passato e in questo periodo sono solito scrivere la “letterina a Babbo Natale” con le mie speranze aviatorie per l’anno futuro. Di solito non esprimo desideri personali, sono già fortunato quanto basta, piuttosto la speranza che le condizioni di chi vola per passione migliorino, che si trovi il modo per migliorare la diffusione del nostro hobby, o che la burocrazia non ci seppellisca. Purtroppo il Vecchio non mi ha mai ascoltato, quindi non è il caso di insistere, si vede che non ho fatto il bravo.

A questo punto, allora, invece di guardare avanti provo a girarmi per osservare l’andazzo generale e ciò che è successo nel nostro piccolo mondo del volo minimale. Per questo mi sono trovato a immaginare una parola che riassumesse lo stato delle cose. La migliore mi pare “INDECISIONE”: sostantivo femminile, incapacità di risolvere in modo adeguato alle esigenze del momento.

Cominciamo dalla fine, quindi dalle cose più recenti e andiamo indietro.

In Italia ci sono poco più di 400 strutture di approdo private che formano un tessuto avioturistico eccezionale. Di queste circa la metà sono Aviosuperfici e la restante parte Campi volo (propriamente detti “aree occasionali” dall’articolo 6 del DPR 133/2010). Avrete sicuramente sentito che recentemente l’Ente Nazionale per l’Aviazione Civile (ENAC, da cui le Aviosuperfici dipendono) ha emanato il nuovo “Regolamento Liberalizzazione dell’uso delle aree di atterraggio”. Ecco, nonostante la denominazione, che trovo una presa in giro paradossale, questo regolamento impone ai proprietari/gestori delle Aviosuperfici tali e tanti obblighi (e relativi costi) difficili perfino da ottemperare, con in aggiunta anche l’assunzione di responsabilità civile e penale su quanto pubblicheranno nella richiesta ad ENAC, che causeranno una massiccia chiusura o declassificazione di queste a “Campi volo”. Poco male si dirà, poiché nella forma Campi volo, se ne escluderebbe l’uso ai soli velivoli AG che in Italia sono pochissimi. Ora, al di là del fatto che si creerebbe un ulteriore danno ad un settore già molto in difficoltà, occorrerebbe anche pensare che in Italia non volano soltanto velivoli italiani, anzi, nella bella stagione le nostre aviosuperfici sono la destinazione di molti aerei stranieri. Ma non è neanche questo il problema maggiore, in quanto lo stato giuridico di Aviosuperficie è (era a questo punto) una sicurezza dal punto di vista della loro stessa esistenza. Infatti, mentre i Campi volo possono essere chiusi in un attimo da una ordinanza di un qualsiasi Sindaco prono a una lamentela, le Aviosuperfici possono essere chiuse solamente dall’Ente che le ha autorizzate, cioè ENAC. Capite la differenza? E’ stato richiesto un confronto da parte di alcune Associazioni (AOPA e Piloti di Classe), nel tentativo di alleggerire gli obblighi previsti, scadenza ai primi di marzo. Ma non tira una gran aria, sempre sperando che poi non si metta mano anche ai Campi volo, cosa che qualcuno già sussurra.

Passiamo ora ad argomento che ci riguarda ancora più da vicino. Proprio un anno fa è entrato in vigore il Decreto Ministeriale 503, che fissa le nuove caratteristiche e pesi dei velivoli VDS. Ricorderete che si era reso necessario principalmente per spostare a 650 kg la massa massima al decollo dei velivoli tre assi. Bene, in questo fra le altre si legge:

  • Deltaplano a motore, in configurazione terrestre, idrovolante o anfibio, al massimo biposto, la cui velocità misurabile di stallo o la velocità costante di volo minima in configurazione di atterraggio non supera i 45 nodi di velocità calibrata e con una massa massima al decollo non superiore a 600 kg per i deltaplani non destinati all’impiego sull’acqua o a 650 kg per i deltaplani destinati all’impiego sull’acqua.
  • Qualsiasi altro apparecchio con equipaggio con una massa a vuoto massima, compreso il combustibile, non superiore a 70 kg.

Il DM 503 non intacca Regolamento Tecnico-Operativo-Didattico AeCI per il Volo da Diporto o Sportivo del 2015 ove sono specificate le Classi del VDS e questo, per i deltamotore, prevede solamente la classe “Pendolare”.

Dunque, i nostri minitrike sono sicuramente Deltaplani a motore e rientrano, altrettanto sicuramente, nella classe “Pendolare”, ma molti di essi sono anche di massa a vuoto non superiore a 70 kg, quindi una Classe o Sottoclasse che non esiste, per la quale non esite un corso e neanche un attestato apposito? Insomma, se l’intento era quello, come fu ventilato, di creare una classe minimale deregolamentata come già presente in altri Stati, l’obiettivo è miseramente fallito.

Infine, il problema istruttori. Attualmente ci sono intere grandi aree geografiche completamente sprovviste di istruttori deltamotore. Ogni tanto mi arriva una richiesta su quale scuola frequentare e non riesco a trovare una soluzione a una distanza accettabile rispetto la residenza del richiedente. Servono nuovi istruttori da distribuire sul territorio. Da tempo si sente parlare di organizzazione dell’apposito Corso Istruttori, che deve essere indetto e organizzato dall’Aero Club d’Italia e, qualche mese fa, AeCI ha diramato una richiesta di interesse per valutare il numero di coloro che fossero interessati a partecipare. Poi più nulla. L’ultimo corso si è tenuto nel lontano 2017.

No, non è un bel periodo, da molto tempo. Indecisione va bene.

Buone feste

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