Test minitrike con ala rigida Atos VR: la Mercedes dei minimali

L’Atos VR è un’ala rigida per volo libero a controllo misto pendolare/aerodinamico. Dato il suo costo è un vero lusso utilizzarla su un minitrike. Visto però che nel mercato dell’usato si trovano a prezzi più ragionevoli e che possono essere usate praticamente senza modifiche, vediamo quali sensazioni è capace di fornire ai fortunati possessori.

PILOTAGGIO

Sul beccheggio ci si comporta esattamente come un delta, tiri la barra ed aumenta la velocità, spingi la barra e rallenta. Sul laterale il pilota si sposta di lato (come sui delta), ma in effetti è la barra che va dalla parte opposta e col suo movimento, tramite un sistema di cavetti e pulegge, attiva un paio di spoilers (il principale ed il secondario) sull’ala interna alla virata. Il sollevamento degli spoilers produce due effetti: degrado della portanza della sezione d’ala retrostante e resistenza aerodinamica. Tutto ciò produce un abbassamento ed un arretramento dell’ala in questione: praticamente l’ala entra in virata.

La virata sarà tanto più accentuata (angolo di bank) quanto più si sarà agito in intensità e durata sulla barra, perciò sull’apertura degli spoilers. Impostata l’inclinazione voluta, si sospende l’azione sulla barra e l’ala continua a virare. Per riprendere il volo rettilineo si agisce al contrario e l’ala si livella.

Molto simile al controllo del delta, ma con una differenza: qui è l’impulso laterale trasmesso alla barra che ha effetto, mentre nel delta è lo spostamento del peso del pilota che innesta la virata. Per questo il controllo è molto meno muscolare che nel delta, e più confortevole in turbolenza.

PRESTAZIONI

Le prestazioni sono impressionanti e con un minitrike non si perde troppo, sopratutto a bassa e media velocità. E’ vero che un moderno delta senza torre, con overdrive tirato e regolazione degli sprogs “garibaldina” può avvicinarsi a queste prestazioni, ma a costo di un pilotaggio da culturista, ed una mano pronta sull’emergenza. Qui invece si va in prima classe.

Poi c’è il comando del flap: un cordino sulla barra, identico all’overdrive dei delta, che si tende con la mano destra e si blocca in uno strozzatore. Questo cordino comanda simultaneamente sia i flaps della parte centrale dell’ala (che scendono sino a circa 40°) sia il pianetto mobile in chiglia, che si alza dando un effetto a cabrare.

Se nel volo libero i flaps permettono di abbassare la velocità minima di qualche chilometro permettendo decollo e atterraggio a piedi, nel caso del minitrike non sono così indispensabili. L’effetto più utile è quello del piano di coda, che fa da trim sulla velocità di volo: tutto tirato corrisponde alla velocità minima, tutto mollato la barra viene quasi al petto da sola, senza bisogno di tirarla.

Con queste prestazioni il bisogno di potenza per mantenere la quota è minimo, se ci si accontenta di volare sui 55-60 km/h, con circa 16 di efficienza residua (con il trike) e 160 kg di peso totale, 10 kg di spinta all’elica sono sufficienti, ovvero 1/7 della spinta massima disponibile. Come andare a spasso e il consumo si abbassa di conseguenza.

Volendo di più, via i flaps e dentro il gas, i 100 e passa all’ora sono a portata, ma forse non serve. Una crociera a metà gas e 70 all’ora forse è più ragionevole, per chi voglia viaggiare.

DECOLLO E ATTERRAGGIO

In rullaggio si deve fare l’occhio ai 14 metri di apertura alare, tanto più che le tips, arretrate e rivolte verso l’alto, non sono visibili dal posto di pilotaggio.

L’atos VR pesa 45 kg e sono tutti lassù, perciò occorre fare manovre tranquille al suolo: allineati, flaps circa a metà, dentro il gas ed in 30 metri si stacca, con un rateo di salita di 3,5-4 m/s a 50 km/h.

Per l’atterraggio, nonostante i flaps, l’efficienza resta importante e bisogna farci l’abitudine per non mangiarsi mezza pista. Quindi un bel finale tutto diritto con regolazione della velocità (bassa), e una volta in pista spegnere il motore: anche il solo minimo rischia di tenere il volo in effetto suolo. Anche la manovrabilità in spazi stretti non è il suo forte, non certo come un delta monosuperficie.

CONCLUSIONI

In volo è praticamente un sogno. Il risveglio arriva quando si smonta e si porta via. Una serie di operazioni non semplici, concatenate tra loro (guai sbagliare sequenza) e da fare con la massima cura. Ad operazione terminata (35 minuti per i più veloci, molto di più per gli altri) si avrà un bel pacchettone da 5 m, largo 50 cm e 45 kg di peso, oppure due pacchi separati, uno da 20 kg e l’altro da 25.

Il carbonio di cui è costruito è molto delicato, la ditta produttrice consiglia per il trasporto tre punti di appoggio ben distanziati ed imbottiti. Quindi bisogna prevedere un portadelta apposito da fissare al tetto della macchina.

La soluzione ideale rimane la possibilità di tenerlo aperto in hangar, non proprio nello spirito del minimale, ma tanto comoda…
Ad ogni modo, da un paio d’anni un nuovo sistema di apertura delle centine ha migliorato parecchio la situazione.

Il costo del nuovo è alto, circa il doppio di un buon delta senza torre. Nell’usato si può trovare un buon VR a costi ragionevoli. Ancora meglio i modelli precedenti (Atos C, Atos V), meno costosi, un pò meno performanti, più semplici.

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2 pensieri riguardo “Test minitrike con ala rigida Atos VR: la Mercedes dei minimali

  • Aprile 26, 2016 in 6:56 pm
    Permalink

    Buon giorno Baldo!
    Lei e’ il padre di Elena?io sono una sua amica d’infanzia e nn riesco a rintracciarla….

    Risposta
  • Giugno 11, 2013 in 8:29 am
    Permalink

    Era da tempo che mi aspettavo un volo simile, pensando ai vari Fledge con palettoni, di un tempo, mi chiedevo come mai nessuno aveva pensato di montarli, così come erano, su un carrello con motore, tranne che Sergio Cremonesi che lo aveva fatto, negli anni 1982/1983, ma modificando la struttura con un palettone anteriore quasi un canard. Sucessivamente ho pensato alle ali tipo l’Atos, che bello vedere realizzato ciò a cui pensavo tanti anni fa, bello mi piacerebbe almeno provarlo, ma non sarebbe compatibile con le mie possibilità oggettive future di poterlo fare; bello complimenti a chi ha realizzato ciò che si può considerare un mio sogno. Saluti e buoni top landing a tutti J.L.Baldo.

    Risposta

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