Poteva andare meglio

Novembre è il mese in cui si guarda indietro per dare uno sguardo alla stagione. Come è andata? E visto come è andata, come andrà? Lo dico subito, dal mio punto di vista è andata maluccio.

Dopo l’annus horribilis del CoViD, il 2021 ha espresso una gran voglia di riscossa, lo si è notato dalle tante presenze ai raduni per esempio. Il contrario di quest’anno: i tre raduni a cui ho partecipato erano al minimo sindacale come presenza di piloti, nonostante la presenza di molti espositori, organizzazioni ottime e la centralità dei campi in cui si sono svolti. Come mai? Che succede?

Forse la formula “classica” dei raduni ha stancato. Se si ha l’aereo, si arriva, ci si saluta, si mangia, un’occhiata veloce agli stand e via a casa. E tutto ciò può essere aggravato dal fatto che siamo più o meno sempre gli stessi, con poco ricambio. Se hai un minimale, visto che ci si muove con l’auto, mentre prima ci si fermava almeno due giorni, ora si sta a casa e si vola localmente.  Da questo punto di vista sarebbe interessante avere l’andamento dei nuovi attestati, ma il dato si avrà solo nella primavera prossima. E sarebbe anche interessante chiedere ai piloti cosa cambiare nella formula per rendere nuovamente interessanti i momenti di incontro.

Ma c’è dell’altro.

In primavera si è innescata la crisi ucraina e i prezzi di molte materie, in primis la benzina, sono saliti alle stelle. Nell’immediato il problema è stato riassunto bene da un pilota incontrato all’ultimo raduno: “Fra andata e ritorno mi servono 40 litri, sono 76 euro, mica posso farlo tutte le settimane, considerando tutto il resto, volo la metà”. Ecco fatto.

Tra l’altro l’innalzamento dei costi sta riguardando un po’ tutto, compresi i materiali con cui sono costruiti i nostri velivoli. Un paio di esempi: il banale filtrino ceramico da inserire sul tubo carburante dentro al nostro serbatoio è passato da uno a quattro euro al pezzo; l’alluminio con cui si costruiscono le ali e i nostri carrelli… non c’è. O meglio, c’è, ma se lo hai ordinato lo scorso Settembre, sarà consegnato a Gennaio 2024 e il costo sarà definito in Ottobre 2023. Attualmente, rispetto al periodo pre-CoViD, il costo è maggiore di circa 2,5 volte. Speculazione? Aumenti reali? Entrambe? Poco importa, il risultato non cambia.

In un hobby “diversamente economico” come il nostro, questo andamento, se perdurerà, penalizzerà ulteriormente il volo basico, quello prevalente fra chi ha uno stipendio medio, a favore della fascia alta che problemi non ne ha. Tutto ciò spingerà ancora più in alto i prezzi dell’usato, cosa che già succede nell’ambiente automotive.

Infine, nel corso dell’anno è entrato in vigore il famoso Decreto 503 che formalizza i nuovi pesi degli ultraleggeri. In conseguenza a questo, oggi la maggior parte degli ULM (deltamotore compreso) ha come limite di peso 600 kg, i paracarrelli biposto 450 kg (mono 300). Poi è prevista una classe così definita “Qualsiasi altro apparecchio con equipaggio con una massa a vuoto massima, compreso il combustibile, non superiore a 70 kg”, che quindi comprenderebbe i paramotore e i minimali delta che rientrano in tale peso.

Il problema è che questo Decreto, nella sua parte finale, conferma la validità del DPR 133 e di conseguenza il Regolamento tecnico del 2015, nei quali questa Classe non è prevista. Quindi, ad oggi, è possibile immatricolare un delta minimale in Classe Sub-70 kg (classe diversa da Pendolare monoposto e biposto, specificati a parte nel Decreto), ma senza averne alcun vantaggio, visto che per pilotarli serve comunque l’attestato “Pendolare monoposto”, l’assicurazione per pendolare monoposto, ecc. A cosa serve quindi una nuova classe?

Insomma, poteva andare meglio.

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